giovedì 26 gennaio 2012

Fashion brand & video : nuovo connubio



Ciao cari lettori... oggi vorrei parlarvi di un modo di fare marketing che molti brand del mondo della moda  stanno adottando sempre più e che a me piace molto.
Ovvero i video online sono diventati una delle forme più valide di engagement, in quanto- se ben progettati- capaci più che mai di coinvolgere gli utenti a far sì che questi condividano con gli amici i contenuti proposti, generando un buzz fondamentale per ogni realtà di bussiness.




Quindi famosi fashion brand, hanno colto l'opportunità sia per aprirsi a nuove fasce di consumatori o semplicemente per un'esigenza competitiva, ed hanno introdotto questo strumento nel loro marketing mix.
In questo modo un tipo di comunicazione prima settorializzata e riservata a target relativamente ristretti (come giornali di moda, mondo digitale, blog tematici) riesce ad arrivare facilmente sugli schermi di migliaia di utenti, che interagiscono su social e piattaforme di condivisione, possono commentare video e quindi promuovere il brand. Pertanto si entra a contatto con un grande bacino di utenti, si entra nel loro mondo "web" e ci si adatta alle regole.
Soprattutto quando si ha a che fare con ambiti sociologicamente rilevanti, come risulta essere quello della moda ( come ho sottolineato in alcuni post precedenti, definibile psicologicamente come tendenza alla differenziazione o al conformismo ) che portano con sè un bagaglio simbolico rilevante, nei confronti dei cui attori si generano forti aspettative di gusto e di valore, oppure maldisposizioni.
Il successo di questi video, non è solo il coinvolgimento emotivo che attivano ma anche il fatto che utilizzino lo strumento più potente alla base della rete: la collettività. 
"Fashion" non significa più , necessariamente, solo "brand". L'opportunità che la rete ha dato agli utenti di esprimersi e di diventare degli "opinion leaders" ha fatto molti proseliti soprattutto nel mondo della moda, ne sono la dimostrazione le fashion blogger nate negli ultimi anni.




www.ninjamarketing.it


mercoledì 25 gennaio 2012

Cosa fare con un Ipad ad una sfilata...





Come suggerito da Lorenzo, uno dei lettori di questo blog, navigando sul sito ninjamarketing ho avuto modo di venire a conoscenza delle 10 migliori iniziative di marketing del 2011 attraverso cui le varie aziende di moda e lusso interessate hanno attirato l'attenzione verso il proprio brand . Tra queste quella che ha suscitato in me maggior stupore è stata quella della maison Burberry, la quale ha invitato un gruppo di clienti a guardare una sfilata dal negozio e acquistare i prodotti tramite ipad, sotto la supervisione degli addetti alle vendite. Un'iniziativa simile era già stata realizzata per il pubblico femminile ma per la prima volta è stata rivolta ad uno maschile. È stata una novità interessante per chi non ha voglia di aspettare per avere i capi più esclusivi.

martedì 24 gennaio 2012

Dalla Cina... Col Moncler


Cari lettori, vorrei rendervi partecipi di una discussione nata qualche sera fa insieme ad un gruppo di amici, ricollegabile agli ultimi post, nei quali trattavo del duplice bisogno dell'uomo di essere unico, ma allo stesso tempo conforme alla massa ed in particolare al gruppo/società di appartenenza.
Una ragazza del gruppo, tornata da un periodo di soggiorno a Shangai, sfoggia un bel piumino blu, del marchio Moncler e ci rende partecipi del fatto che l'ha acquistato in Cina a soli 30 euro.
Da qui prende vita il dibattito: da un lato alcuni sostengono l'acquisto della nostra amica, la quale necessitando di un piumino, afferma che nemmeno alle bancarelle ne avrebbe trovati di così economici e allo stesso tempo carini (il modello da lei indossato nonché contraffatto, in Italia non appare tra i capi a catalogo). Dall'altro lato invece, c'era chi, sostenendo l'importanza del brand, la storia e la qualità di Moncler, non approvava l'acquisto fatto, in quanto capo contraffatto, che imita l'originale, ma che non ha niente a che vedere con esso. 
Girovagando sul sito di Moncler, scopro la dura lotta che il marchio francese sta facendo contro la contraffazione, la quale prevede che tutti i capi possiedano nell'etichetta al loro interno un codice, da inserire nel sito "certilogo.com"per verificarne l'originalità e la collezione di appartenenza. 
I dati alla mano ci fanno capire che il 70% delle merci contraffatte proviene dall'estremo oriente e le immagini che vi riporto mostrano che il ben 56% della contraffazione che riguarda l'Italia, è rappresentata da beni di moda.


Questo discorso è ricollegabile alla "consumer's need for uniqueness" e quindi al fatto che il brand, dal canto suo, tutela il consumatore -"unico"- poichè ha acquistato un capo (non proprio economico) del marchio Moncler , contraddistinto da un codice, il quale rende unico e garantisce all'acquirente di possedere un capo originale, con tutte le caratteristiche ad esso legate.
Allo stesso tempo, questo argomento è anche riconducibile al bisogno dell'uomo di conformismo. La contraffazione dilaga tra italiani, ma anche nel resto del mondo, perchè spesso un capo "di moda", che molte persone indossano, è maggiormente desiderato, ma, specialmente quando si tratta di capi costosi come Moncler, non tutti possono permetterselo o magari possono permetterselo ma per principio non spendono cifre eccessive e quindi preferiscono acquistarlo contraffatto.

www.moncler.com
La contraffazione è made in Cina

Usare i brand per esprimere il sè...


 Per esempio 5 profumi di Dolce & Gabbana,
 impersonificati da 6 top model e
 ognuno di questi profumi ha un significato diverso.
I consumatori compiono scelte ogni minuto del giorno e i ricercatori di marketing cercano di indagare il perché di queste decisioni.
Le persone utilizzano segni e simboli incorporati negli strumenti sociali nella vita di ogni giorno per comunicare il sé (come abbiamo visto per le scarpe di Louboutin). In accordo con Goffman (1959) s’impiegano, infatti, molti atti sociali, come il consumo, con l’intenzione di comunicare il sé agli altri. Per quanto riguarda la moda c’è l’idea che l’identità dei consumatori non consista in un monologo, ma offra molte contraddizioni interpretative e punti di vista che i consumatori combinano per creare e definire il sé (Thompson & Haytko, 1997). Infatti, nei consumi di moda, come in altri tipi di consumi, i soggetti sono continuamente impegnati in un dialogo interpretativo con altri individui che ovviamente influenzano azioni e identità. Dunque, i consumatori negoziano la loro identità.
I consumatori cercano di associare caratteristiche personali alle marche e si rivolgono a queste come se fossero personaggi umani, ciò indica che i consumatori possono avere una relazione con i brand (Fourier, 1998). Più in particolare, è stato dimostrato che il brand è in rapporto attivo col soggetto e i consumi di un determinato marchio contribuiscono al posizionamento di esso, il significato intrinseco è di conseguenza un indicatore della costruzione del sé dei consumatori. Belk sottolinea che la relazione tra persone e possedimenti è più di una relazione bidirezionale, perché anche gli altri possono influenzarla e i soggetti scelgono i prodotti che percepiscono come potenziali fornitori di una personalità desiderabile. Usando i consumi per definire e comunicare agli altri chi sono, il significato dei brand diventa essenziale per i consumatori.



Fournier S. (1998). Consumers and their brands: Developing relationship theory in consumer research. Journal of consumer research, 24, 343–373
Goffman.e, 1959, The presentation of self in every day life. Newyork, doubleday
Thompson, C. J., & Haytko, D. L. (1997). Speaking of fashion: Consumers’ uses of fashion discourses and the appropriation of countervailing cultural meanings.


domenica 22 gennaio 2012

Louboutin VS Yves Saint Laurent


In continuuità con la teoria del need for uniqueness (post del 21/01), vorrei proporvi un dibattito recente, che ha visto due dei più famosi marchi del mondo della moda, scontrarsi addirittura in tribunale per un caratteristica unica del proprio prodotto e che quindi contraddistingue l'unicità delle sue acquirenti.
Un tribunale di New York ha infatti respinto una causa milionaria intentata da Louboutin contro la maison concorrente Yves Saint Laurent, colpevole di aver copiato la storica suola frutto di un'intuizione brillante di anni fa. Quella che a prima vista sembra solo una piccola scaramuccia tra prime donne della moda francese, può invece rivoluzionare l'intero mondo delle calzature. Preoccupate sono per ora le tante fan del marchio. Che temono un'«invasione delle suole rosse».
«La scarpa è una radiografia del comportamento sociale», aveva detto un tempo il designer Christian Louboutin. La (ovvia) conseguenza: una donna che indossa le sue scarpe è «alla moda, ha buon gusto ed ha sempre un portafoglio pieno nella borsetta». Inoltre: «ci tiene a farlo vedere in ogni occasione». Le suole tinte di rosso fuoco sotto le scarpe con i tacchi vertiginosi sono diventate una sorta di simbolo della casa Louboutin e dunque anche uno status symbol. Infatti, se sulle passerelle, in ufficio o per le vie dello shopping luccica di rosso da sotto gli stiletti è subito chiaro a tutte: quelle sono Louboutin originali. «Il rosso vivo non ha altra funzione che quella di far sapere a tutti una cosa sola: quelle là sono le mie», aveva sottolineato il designer francese alla rivista New Yorker. In effetti è da metà degli anni Novanta che il marchio di calzature ha registrato quella specifica suola, arrivando al vero e proprio trademark tre anni fa.
D'ora in poi però le cose potrebbero cambiare e Louboutin vedersi costretto a dividere con gli altri la sua tinta rossa: una corte di New York ha infatti assegnato la vittoria al conterraneo marchio Yves Saint Laurent. Secondo il giudice Victor Marrero della corte distrettuale della Grande Mela, malgrado Louboutin sia universalmente riconosciuto per le suole scarlatte delle sue scarpe non può impedire a Ysl di fare altrettanto. Quest'ultimo aveva infatti inserito quattro modelli di scarpe rivestite con la suola di cuoio rosso nella collezione «Cruise 2011». A inizio anno i vertici della Louboutin avevano perciò chiesto in maniera informale al management di Ysl di sospendere la vendita di quelle calzature. Una richiesta che era stata ignorata e che ha portato ad aprile ad una richiesta di danni pari a 1 milione di dollari. «A differenza di loghi e altri disegni non vi sono diritti per determinati colori», ha spiegato il giudice.

E voi a chi dareste ragione???

Articoli tratti da PAMBIANCOnews  e dal CORRIERE DELLA SERA.

sabato 21 gennaio 2012

Un duplice bisogno dell'uomo...unicità e conformismo


Simmel, uno tra i più importanti studiosi delle origini della moda, afferma che esiste una contraddizione intrinseca all’uomo: la ricerca d’identificazione e conformità (imitazione) e la ricerca d’individualizzazione e distinzione (differenziazione).
Il bisogno di unicità è presente in tutti gli individui e consiste nel desiderio di essere diversi dagli altri, di essere percepiti come speciali e particolari, e non confondersi con la massa. Anche per quest’aspetto dell’identità sono importanti l’abbigliamento e gli accessori; infatti, con l’esclusività di un capo, l’originalità di un abbinamento, la particolarità di un accessorio, ci sentiamo diversi e migliori dagli altri.
Dall’altro lato il soggetto ha il desiderio di uniformarsi e di essere simile agli altri, soprattutto al gruppo di appartenenza e il riconoscimento a membro di tale gruppo porta a scegliere abiti segno di questo legame. Tuttavia, è di fondamentale importanza distinguere l’adesione interiore, cioè quando accettiamo e adottiamo lo stile, la moda del gruppo perché ci piace, dal conformismo, cioè quando l’accettazione deriva dalla pressione reale o immaginaria che si subisce e non dalla condivisione (Pizza P, 2010). Come affermato nell’articolo di Ayalla Ruvio (2008) noi viviamo in “ a mass world”, in un mondo di massa, con una produzione di massa, i mass media e la comunicazione di massa, e in questi ambiti l’influenza gioca un ruolo fondamentale. Ogni cosa che vediamo, tocchiamo e compriamo è disponibile in abbondanza, nella stessa forma per noi e per chiunque intorno a noi (ib.444, 2008). In accordo alla “NFU (need for uniqueness) theory”, cioè la teoria del bisogno di unicità, si sviluppa il costrutto del “consumers’ needfor uniqueness, CNFU ”. Da un estremo di questa teoria molte persone desiderano essere “come chiunque altro”, ma dall’altro estremo vorrebbero essere diverse e distinguersi il più possibile.
Le persone, quindi, valutano costantemente il loro grado di somiglianza o diversità dagli altri. Molte ricerche in questo campo dimostrano che la percezione di alti livelli di similarità o dissimilarità viene percepita come spiacevole e riduce l’autostima dell’individuo (Fromkin, 1970, 1972).

Le persone reagiscono emotivamente e attraverso i loro comportamenti per mantenere un livello moderato di unicità. E voi, cari lettori, cosa ne pensate?? Avete mai provato queste sensazioni??



Ayalla Ruvio (2008) Unique like everybody else?The dual role of consumers’need for uniqueness Psychology & Marketing, Vol 25(5): 444-464
Fromkin, H. L. (1970). The effect of experimentally aroused feelings of undistinctiveness upon valuation of scarce and novel experiences. Journal of personality and social psychology, 16, 521–529
Fromkin, H. L. (1972). Feelings of interpersonal undistinctiveness: An unpleasant affective state. Journal of experimental research in personality, 6, 178–182
Pizza, P (2010) Psicologia sociale della moda. Abbigliamento e identità
Simmel, G , La moda, Editori Riuniti, Roma,1985

giovedì 19 gennaio 2012

"Vesto quindi sono"


Nell’autopresentazione del soggetto coesistono degli elementi involontari, quali il sesso, l’età, la razza, che trasmettono notizie sul suo corpo e sui suoi ruoli; con degli elementi manipolati intenzionalmente che esprimono il modo in cui il soggetto vede se stesso e così vuole che gli altri lo percepiscano (Calabrese M, 1990).

James (1909) distingue tre componenti dinamiche del sé:

Me Materiale: deriva dalla consapevolezza di avere un corpo e degli oggetti;
Me Sociale: deriva dalle immagini che l’individuo presume che gli altri abbiano di lui/ lei, dalle norme, dai valori sociali;
Me Spirituale: le attitudini personali;

Il Me Materiale è fondamentale per quanto riguarda il significato degli oggetti moda, in quanto gli oggetti che possediamo fanno parte della nostra identità e se vengono criticati, ci sentiamo criticati in prima persona, poiché “vesto quindi sono”.
Belk (1988, In Schembri S e Merrilees B) propone la teoria “of the extended self” la quale asserisce, in prospettiva filosofica, che i consumatori sono la somma dei loro possedimenti e l’oggetto è parte del sé. Ahuvia (2005, In Schembri.S e Merrilees.B) sostiene che con l’avvento del postmodernismo si è introdotta la possibilità degli individui di possedere un frammentato e multiplo senso del che esprimiamo anche attraverso diversi stili di abbigliamento. Quindi, il nostro armadio è in stretta relazione alla nostra identità. Separando i diversi stili di abbigliamento, l’armadio ci permette di far emergere l’aspetto del sé che desideriamo in quel momento. Quando la nostra identità cambia, anche il nostro guardaroba cambia di conseguenza e una fase importante di trasformazione è proprio il cambio di stagione, nel quale, come in un rito di passaggio, lasciamo uno dei nostri molteplici sé e ne acquistiamo uno nuovo (Van Gennep, 1985).



Calabrese M (1990). Psicologia della moda, L’abbigliamento come linguaggio
James. W (1909). Principi Di Psicologia. Milano
Schembri, S and Merrilees, B, Brand consumption and narrative of the selfPsychology & Marketing, Vol. 27(6): 623–638 (June 2010)
Van Gennep, (1985). I Riti di passaggio.

martedì 17 gennaio 2012

Comunicare attraverso l'abbigliamento #2


 In tema alla men fashion week a Milano, diversi stili e diversi colori
comunicano qualcosa di diverso.
Come ho già fatto presente nel post precedente, l’aspetto esteriore e quindi l’abbigliamento forniscono dei segnali che vengono da noi interpretati e associati a determinate caratteristiche, ovviamente in base alla nostra cultura di riferimento. Dunque, un’importante fase nel processo di comunicazione è quella della decodifica, nella quale attribuiamo un valore all’altro (per esempio alla scelta dell’abito) attraverso un processo di selezione, organizzazione e interpretazione dei segnali percepiti, influenzato da diversi fattori:
 Sensibilità fisica: per esempio la simpatia/antipatia verso un colore ci farà giudicare diversamente gli abbinamenti scelti dal nostro interlocutore; chi è esperto di moda sarà più sensibile a determinati capi o accessori griffati.
Attenzione selettiva: i segnali che percepiamo non vengono colti tutti allo stesso livello di consapevolezza.
Categorizzazione: ciò che spesso attrae la nostra attenzione sono soprattutto quei segnali che per noi hanno un significato perché collegati a uno schema mentale preesistente. Grazie a questo processo si organizzano i segnali e si attribuisce loro un significato.
Ovviamente nella decodifica di un messaggio intervengono diversi fattori quali:
Contesto e aspettative: bisogna fare attenzione all’interpretazione dell’abbigliamento a seconda della situazione all’interno della quale ci troviamo (per esempio fare la spesa, piuttosto che presenziare a una serata di gala…);
Atteggiamenti: ci influenzano, poiché giudichiamo positivamente ciò che è congruente con i nostri pensieri e negativamente ciò che è dissonante;
Personalità: alcune dimensioni della personalità possono influenzare la decodifica dell’aspetto esteriore e di conseguenza la sua valutazione.
Dunque, l’abbigliamento è una forma di comunicazione non verbale e come tale svolge alcune funzioni: segnala i nostri atteggiamenti nei confronti degli altri e di noi stessi (sé), è un mezzo per esprimere emozioni, per presentarsi e per enunciare la propria identità (Pizza P, 2010).



Pizza, P (2010) Psicologia sociale della moda. Abbigliamento e identità.

lunedì 16 gennaio 2012

Comunicare attraverso l'abbigliamento #1


Iniziamo con l'introdurre uno degli aspetti trattati da diversi indirizzi psicologici, ovvero la comunicazione: “Non si può non comunicare” (Wazlawick P, 1977) è il primo assioma del modello pragmatico della comunicazione. Infatti, indipendentemente dalle nostre intenzioni, ogni elemento comunica qualcosa di noi, non soltanto attraverso la comunicazione verbale, ma anche attraverso i nostri gesti, il nostro corpo e quindi anche attraverso il nostro abbigliamento.
Nel processo comunicativo si realizza uno scambio tra un emittente, colui che invia il messaggio attraverso un trasmettitore (in questo caso l’abbigliamento del soggetto) e il ricevente , colui che riceve e decodifica il messaggio (Myers D. G, 2008).
Ciò che è importante sottolineare, è che nel processo di comunicazione anche l’abbigliamento e gli accessori influenzano la percezione del nostro interlocutore.
L’abbinamento, la combinazione di capi e colori, marchi e accessori ci permettono di capire il tipo d’influenza e impatto che l’interlocutore vuole esercitare. Nel caso di un individuo che vediamo la prima volta, i suoi abiti ci dicono qualcosa sul sesso, sulla nazionalità, sulla sua professione o attività, sul gruppo sociale al quale appartiene e sul suo livello sociale.
Asch (1946) sostiene che noi ci creiamo delle rappresentazioni degli altri e secondo la teoria del modello configurazionale, inizialmente formiamo una prima impressione globale, e poi facciamo rientrare le informazioni che si aggiungono all’interno di questa prima impressione grazie all’effetto primacy. Secondo Anderson (1965) le prime impressioni sono molto più forti di quelle successive, in quanto l’attenzione è inizialmente più alta e poi tende a diminuire.





Anderson, N.H (1965) Averaging vs adding as a stimulus combination rule in impression formation. Journal of experimental Psichology,70, 394-400
Asch,S (1946) Forming impression of personality. Journal of abnormal and Social psychology, 41, 258-290
Myers.D.G (2008) . Psicologia sociale. Mc Graw-Hill
Wazlawick. P, (1977) Pragmatica della comunicazione umana.

sabato 14 gennaio 2012

MODA e non MODA


Dopo avervi introdotto alcuni elementi e le origini della moda e prima di introdurre alcuni processi psicologici che influenzano il mondo della moda e le scelte dei consumatori, vorrei proporvi una distinzione tra ciò che è moda e ciò che potrebbe essere confuso con questa nell’uso di termini comuni:

  • Gusto: è un aspetto prevalentemente personale che riguarda la scelta dell’individuo tra varie possibilità. Non implica nessuna coercizione da parte del gruppo di appartenenza.
  • Fad: o cosiddetta moda passeggera, ha spesso un significato di rivolta sociale o di competizione individualistica.
  • La tendenza o trend: oggetto, comportamento o stile di vita che presenta elementi di novità rispetto al passato, limitato a gruppi ristretti e di nicchia. Il trend diventa moda quando si consolida, si diffonde ed è adottato da gruppi sociali numericamente significativi.
  • Lo stile: è ciò che la moda vorrebbe diventare. Ovvero un comportamento, un oggetto giudicato positivamente dalla maggior parte degli individui per un lungo periodo.
  • Il costume: è un comportamento sociale relativamente stabile.
Oggi i giovanissimi seguono prevalentemente i fad, i giovani adulti (anche se un gruppo circoscritto) seguono la moda e gran parte della popolazione la adotta quando diventa costume (Fabris, 2010).
In questo momento è fondamentale parlare di una pluralità di mode. La moda oggi non è più capace di imporre un conformismo uniforme in tutta la società, si manifestano più mode contemporaneamente e come affermò Polhemus.T (1996) “la moda non è più di moda”. Infatti, ciò che oggi è essenziale è avere il proprio gusto, il proprio stile e quindi basarsi sulle scelte personali. Oggi, sia uomini che donne tendono ad essere “stilisti di sé stessi”, si assemblano capi alla moda, di griffe diverse con capi low cost, oppure capi attuali con capi retrò; la figura del fashion addicted, affiliato ad uno stile o ad una griffe in particolare, è superata. Reinterpretare la moda in un modo soggettivo è il nuovo paradigma da seguire.



Polhemus.T, Facciamo pubblicità a noi stessi 1996

venerdì 13 gennaio 2012

La MODA è ciclicità


Come già accennato nel post di martedì 10 gennaio, intrinseco della parola “moda”  è l’elemento della sua durata limitata e destinata all’estinzione.
Il ciclo della moda è quel periodo che passa tra l’introduzione di una moda e la sua sostituzione da parte di una successiva.
Il passaggio da una moda all’altra non è sempre evidente, poiché spesso tra quella nuova e quella vecchia si hanno delle somiglianze e non s’intuisce subito il passaggio, che può essere stabilito solo a posteriori. Per quanto riguarda l’abbigliamento femminile (anche se, ovviamente, il sistema moda non si limita soltanto a quello) alcuni studiosi hanno teorizzato che si parla di nuova moda femminile quando interviene un sostanziale cambiamento in uno tra questi elementi:
  • silhouette
  • lunghezza della gonna
  • ampiezza del pantalone
  • caratteristica del tessuto
  • colore
  • scollatura
Per l'uomo invece si considera soprattutto il capospalla ed in particolare:
  • il volume
  • il tessuto
  • il numero di bottoni
  • il numero di tasche
  • l'ampiezza del rever  
(Calabrese. M 1990)


Il passaggio dalla vecchia alla nuova moda non avviene bruscamente, inizialmente si sovrappongono, poi il nuovo prende il sopravvento. Nei confronti della vecchia moda, diventata ormai obsoleta, c'è un vero e proprio rifiuto da parte del soggetto. (Fig 1)

Nonostante la moda segua un modello ciclico standardizzato, bisogna comunque precisare che ogni moda ne prevede una diversa durata: infatti, ci sono cicli che in breve tempo raggiungono il massimo di popolarità e per un periodo più o meno lungo la mantengono, mentre altri impiegano molto a raggiungere il picco di popolarità e poi in poco tempo la perdono; ci sono mode che scompaiono velocemente, mentre altre rimangono sul mercato per lungo tempo.




Calabrese M (1990). Psicologia della moda, L’abbigliamento come linguaggio

mercoledì 11 gennaio 2012

Gli attori del sistema MODA

Anche se per qualcuno potrebbe risultare scontato, è necessario distinguere gli attori che fanno parte del sistema MODA. Questo processo nasce dall’interazione e dalla collaborazione di diversi soggetti, la cui influenza varia nel tempo e nello spazio.
(Davis 1992, Grandi 1995, Piccoli 1995, In Piccoli 2008) 


  • Creatori: sono sia chi crea nuovi prodotti per le aziende, quindi gli stilisti, si coloro all’interno delle aziende che studiano, ricercano e chiedono innovazioni agli stilisti esterni.

  • Produttori: cioè l’industria che produce materialmente il prodotto e lo distribuisce.

  • Distribuzione: presenta materialmente al pubblico le nuove proposte.

  • Mass media: questi sono responsabili (soprattutto la pubblicità) della rappresentazione della novità e della creazione di un clima culturale favorevole all’accettazione del prodotto.

  • Consumatori: sono chi sancisce il successo o meno di un prodotto attraverso il loro comportamento d’acquisto

martedì 10 gennaio 2012

Significato di MODA e le sue origini

 Come vi ho anticipato nella presentazione, ho scritto la mia tesi triennale proprio su questo tema, intitolata :“Moda e psicologia: processi psicologici implicati nel mondo del fashion” e vorrei presentarvi alcuni aspetti dal quale non possiamo prescindere parlando dell’argomento.
Iniziamo con lo scoprire che cosa s’intende col termine Moda e quali sono le sue presunte origini: 
Nel significato più ampio, termine indicante una scelta […] compiuta in base
a criteri di gusto che hanno la caratteristica di presentarsi fino da principio cometransitori.In particolare, dal sec. XVII in francese (mode) e dal sec. XVIII in italiano, questa paroladesigna scelte e usi, continuamente rinnovabili, nel campo dell'abbigliamento”.
(Enciclopedia Europea)

Il termine moda deriva dal latino modus che significa sia scelta che regola. Una delle definizioni condivise del fenomeno considera la moda come “una regola di comportamento che, se osservata, permette agli individui di sentirsi parte di un gruppo, di solito valutato positivamente” (Fabris G, 2010).Un’altra definizione socialmente accettata è “moda come sequenza di variazioni, socialmente approvate, di un certo comportamento.” Ciò che è fondamentale nel concetto di moda sono le caratteristiche di temporaneità, ciclicità e variabilità.
Da un punto di vista comune non si riesce ad affermare con precisione una data entro la quale collocare la nascita della moda. Prendendo in analisi i contributi di vari autori, ci si è imbattuti in pareri alquanto discordanti. Una delle versioni più accreditate fa risalire la nascita della moda alla vita di corte del tardo Medioevo ed in particolare alla corte di Filippo il Bello di Borgogna, che regnò tra il 1285 e il 1314.
A quei tempi per molte persone alla moda, specialmente in occasione di cerimonie, si trattava, quasi alla lettera di “mettersi addosso”la propria ricchezza. Nel XIV secolo, l’abbigliamento era ormai cosìstrettamente collegato alle affermazioni e alle ostentazioni di status che in tutta Europafurono promulgate delle leggi suntuarie che proibivano ai borghesi di indossare tessuti edesibire stili che l’aristocrazia cercava di riservare per sé {…} la qualità e il taglio degli abiti indossati in pubblico erano di primaria importanza per stabilire la posizione sociale dell’individuo e della sua famiglia”(Davis, 1993).


Davis F, Moda. Cultura, Identità, Linguaggio. Baskerville, Bologna 1993 
Fabris G, La società post-crescita, 2010




lunedì 9 gennaio 2012

Mi presento

Ciao a tutti!!!
Sono Lisa Scali e ho 22 anni.
Questa è la prima esperienza "da protagonista"con un blog... l'idea di realizzarne uno "tutto mio" mi frullava in testa già da qualche mese.. ma fino ad adesso mi limitavo a seguire alcuni blog di moda, di cucina e quello di una mia nuova compagna di corso (poutpourri-chiara). Ma l'effettiva idea di dare vita a questo blog ha preso vita a seguito di uno dei corsi universitari del mio 1°anno di laurea magistrale in Psicologia del marketing e delle organizzazioni. Ho deciso di includere un argomento che mi ha interessata a tal punto da essere il tema della mia tesina triennale, ovvero la MODA e la PSICOLOGIA e il MARKETING legato ai consumi di moda dal quale non si può prescindere. Mi piace aggiornami rispetto a tutto quello che è "moda"quindi abbigliamento, accessori e scarpe! Ma anche tecnologia, oggetti, abitudini e usi che sono attualmente "di moda". Quindi, anche se non ho ancora un'idea precisa, vorrei trattare di argomenti inerenti a questi temi e pubblicare articoli interessanti per condividerli con voi!
Spero di potervi coinvolgere e in ogni caso accetto commenti e consigli!!